La parte più consistente di quello che penso sulla Riforma del Senato (tra la settimana di ferragosto, obbligato a ferie forzate e un’imminente partenza):
1) Non è un vulnus alla democrazia la riduzione ad un parlamento monocamerale
2) Il prof. Polistena, ha più volte acutamente sottolineato che la nostra costituzione è ben lungi dall’essere la più bella del mondo, a causa di un’architettura complessiva che depotenzia ogni centro decisionale e di autorità riconosciuto
3) Alla luce di questi due aspetti, la riforma del Senato, con l’abolizione delle sue competenze decisionali e legiferative potrebbe anche essere un bene. Ma:
· Il Senato è all’interno di un’architettura costituzionale, che prevede altri organi costituzionali, ed è stato progettato nello stesso spazio e nello stesso tempo degli altri organi. La riforma di uno solo di questi non è un rischio di indebolimento della costruzione complessiva?
· Può funzionare con pari efficacia, il sistema cui questo Senato riferisce se viene cancellato? O in termini più diretti, la Camera, da sola, ha le capacità che le sono di fatto dirottate, dalla soppressione delle competenze del Senato
· L’attuale Parlamento è espresso da una legge elettorale complessiva (che include, con regole diverse, i meccanismi elettivi delle due camere). Perché non collegare direttamente alla riforma (abolizione) del Senato, anche una riforma della legge elettorale ? Questo è un buon esempio di cosa intenda per la rimozione di un solo elemento dall’architettura costituzionale complessiva
· Perché non attribuire al senato che verrà, sebbene composto da “nominati”, un diritto di voto e veto sulle materie escluse dai referenda, quali leggi tributarie e trattati internazionali? E anche un’estensione delle possibilità di inchiesta e indagine su determinati capitoli di spesa pubblica?
Per ora mi limito a questo!
Ο Έλληνας
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Sulla Riforma del Senato
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